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Renzi alla Leopolda attacca Zan e “la sinistra del bla bla bla sui diritti”: ma la comunità LGBTQ+ non perdona

Pubblicato: 21/11/2021 19:50

Matteo Renzi chiude la Leopolda e si toglie qualche sassolino dalla scarpa, nonostante sul percorso del senatore siano più che altro disseminati macigni. Il leader di Italia Viva in questa edizione della kermesse renziana è assediato dall’inchiesta sulla Fondazione Open e dalle incertezze politiche sul futuro del suo partito. Renzi, in questa Leopolda “di lotta”, è comunque deciso a ritagliarsi il suo spazio nell’area riformista e progressista, e risponde quindi su un tema fondamentale per gli elettori, quello dei diritti. Il leader di Italia Viva replica a chi lo accusa di aver affossato il Ddl Zan, e in particolare ad Alessandro Zan, che dichiara essere più interessato ai follower che alla legge che avrebbe portato il suo nome. Il deputato però risponde a stretto giro, insieme ad altri esponenti della comunità LGBTQ+.

Renzi alla Leopolda si difende dalle accuse di aver affossato il Ddl Zan

Matteo Renzi non ci sta a passare per quello che, in un do ut des con la Lega di Matteo Salvini, ha affossato il Ddl Zan. La legge contro la discriminazione e la violenza omotransfobica, abilista e per sesso è morta al Senato, con lo zampino, appare chiaro, dei senatori di Italia Viva. Il Ddl Zan sarebbe infatti stato sacrificato da Matteo Renzi in quella che sarebbe stata una prova generale di voto con la destra.

Renzi, d’altronde, è spesso indicato come un calcolatore politicamente, cosa che ammette alla Leopolda: “Ci accusano di essere spregiudicati e tattici. Io credo che nella dimensione politica ci sia bisogno anche di tatticismo, non credo che Machiavelli sia un eroe negativo come solo la banalità delle persone mediocri lascia intendere“, dichiara. Il senatore però nega di aver fatto pesare più i calcoli politici che i diritti: “Voglio dirvi una cosa, sul Ddl Zan, che prendo ad esempio di ciò che non si deve fare, non si è consumato una abile gioco tattico da parte di Italia Viva. Si è consumato il capolavoro tafazziano e masochista di chi ha scelto di prendersi i like su Instagram annullando la possibilità di portare a casa la legge“.

Renzi accusa Alessandro Zan e il PD: “Interessa di più il consenso delle influencer”

Per il senatore di Rignano la responsabilità della fine del Ddl Zan è “tutta di quelli che poi hanno fatto le manifestazioni venendo sotto le sedi di Italia Viva a insultare noi. Nel campo dei diritti quando si può portare a casa il risultato si porta a casa, se punti a portare la legge in Gazzetta Ufficiale“.

Poi la stoccata che sembra rivolta al firmatario della legge, il deputato dem Alessandro Zan, che è stato ospite di influencer molto critici con Renzi, come Fedez, proprio per discutere della legge. “Se invece ti interessa il post di Lady Gaga, prenditi il post di Lady Gaga“, continua Renzi, “L’aumento dei follower, il consenso delle influencer, ma la politica per noi è un’altra cosa, è portare le leggi in Gazzetta Ufficiale, non gli striscioni alle manifestazioni. La sinistra del bla bla bla sui diritti per 15 anni ci ha preso in giro“.

La replica di Alessandro Zan: “Italia Viva ha la responsabilità politica dello stop allo Zan”

L’accusa è però rispedita al mittente dal deputato, che su Twitter non lascia spazio a dubbi: “Italia Viva ha la responsabilità politica dello stop al Ddl Zan, volendo eliminare identità di genere assecondando i sovranisti, per inserirla poi nel DL Infrastrutture con un emendamento a loro firma: capolavoro di incoerenza. Se si tiene identità di genere il PD c’è“.

Tweet di Alessandro Zan
Tweet di Alessandro Zan

La comunità LGBTQ+ non perdona Renzi

Purtroppo per Matteo Renzi, quanto accaduto con il Ddl Zan non passerà tanto presto. L’appoggio della comunità LGBTQ+ è fondamentale per attestarsi nel campo progressista, come ha dichiarato di voler fare il senatore alla Leopolda, in cui annuncia la costruzione del suo centro. E far vedere di tenere ai diritti serve anche a cancellare quelle macchie derivate dai rapporti con Stati autoritari e repressivi con le minoranze, come l’Arabia Saudita. Per questo il senatore rivendica “che dalla Leopolda Ivan (Scalfarotto, nda) e altri ci hanno portati per mano a una legge sulle unioni civili che non sarà la legge perfetta, ma viva Dio è una legge“. Argomenti che non fanno comunque più breccia in una comunità che si sente tradita, e che è stanca di essere strumentalizzata senza poi arrivare mai ai pieni diritti.

Lo dice chiaramente il giornalista Simone Alliva, che su Gay.it accusa Italia Viva di essere un “fantabosco” popolato di “mostri arcobaleno“. Per Alliva, il partito di Renzi è un “partito scheggia, certamente veloce a cambiare opinione, meno a trasformare queste giravolte in punti nei sondaggi. Ma anche un frammento irregolare, acuminato e tagliente, staccatosi dal Partito Democratico e infilzatosi nel fianco della comunità Lgbt che tra le pugnalate offerte in passato dalla sinistra parlamentare e le fucilate dalla destra potrebbe non farci caso“.

Opinione condivisa anche dall’attivista Gianmarco Capogna, portavoce di Possibile LGBTI. A pesare la questione dell’identità di genere e l’accusa a Renzi di essere trans-escludente quando si tratta di diritti arcobaleno. Lo dimostrano, secondo Capogna, i continui richiami al Ddl Scalfarotto, rilanciato giorni fa, come alternativa dello Zan: “Repetita iuvant: un DDL Scalfarotto è inaccettabile in quanto limitante alla sola sfera penale mentre siamo di fronte ad un odio sistemico e strutturale. E poi davvero basta a farci spiegare la questione omobitransfobia da chi ha contributo ad affossare il DDL Zan“.

Tweet di Matteo Renzi su Scalfarotto